Attenzione, l'eccesso di obliquità può portare all'orizzontalità.

Procedere con morigeratezza.


mercoledì 23 giugno 2010

Ursità parte I

Cara Ivy,
Sa sa sa anche a te, che ho capito significa buonanotte. Facciamo che "su su su" significa buongiorno?
In questo periodo sto riflettendo tantissimo sulla mia ursità. Forse perché è un periodo positivo e quindi sono abbastanza serena per guardarla dall’esterno. Attente osservazioni mi portano alle seguenti conclusioni.
Posso essere animale sociale in due circostanze (ma vedrai che man mano mi verranno in mente delle eccezioni).
Nella prima circostanza sono mamma ursa. Ti senti male? Hai fame? Bisogno di qualcosa? No fear, Ursa is here! Questo si allarga agli inviti a pranzo o cena, dove entrano in casa orde di umani affamati e io dispenso nutrimento e all’occasione ospitalità per la notte. Durante e dopo il pranzo, spengo il cervello e lascio che gli altri bipedi parlino tra loro, ascoltando qua e là ma partecipando ai minimi termini. Se volano pettegolezzi, spengo anche le orecchie. Ieri ero su un treno (mi trovo attualmente a casa dei miei), era stracolmo, e ho fatto il viaggio sui sediletti estraibili nei corridoi dell’Intercity. Ne ho cambiati tre. La prima volta mi son seduta davanti a uno scompartimento dove due tipe chiacchieravano. Anzi, ne chiacchierava una con un tono di voce che sembrava temere che non la sentissero nella carrozza accanto, l’altra faceva perlopiù mugugni di diversi gradi di serietà. Parlavano di qualcosa di gravissimo, una tragedia in cui mi immaginavo incurabili malattie rare, forse terremoti, traumi inenarrabili, l’incombenza di Armageddon. Quando finalmente ho carpito dalla conversazione che si parlava della separazione della figlia di nonsochi, ho chiuso tutte le valvole di empatia, ho aperto quelle del “vaffanculo” e ho cambiato sedile. C’era a circa cinque metri un tipo a cui puzzavano le ascelle talmente tanto che ancora mi sento gli aghi nelle narici, mentre nello scompartimento accanto altri bipedi si indignavano per cazzate. Al terzo sedile mi è andata bene. Una coppietta con un cucciolo di umano appena nato era intentissima a stare zitta per non svegliarlo. Perfetto. Ho provato un profondo affetto per tutti i viaggiatori che tenevano la bocca chiusa, e ho proceduto col giochino che sono una schiappa a fare, ma che mi rilassa, e sono tornata nel mondo dei miei pensieri. Che non saranno grandi pensieri, ma almeno non fanno tutto quel baccano.
Sono andata un paio di volte in un Ashram di meditazione, dove una delle regole era che durante il pranzo non si parla, per non alterare il tipo di energia stabilitasi durante la mattinata di esercizi spirituali. Meraviglioso. C’erano dei gruppetti che poi non parlavano neanche durante gli altri pasti perché facevano un altro tipo di corso, e avevano addosso una spilletta con su scritto “voto di silenzio”. La voglio anch’io, una spilletta così, con sotto scritto tra parentesi “al massimo vi passo il sale”.
L’altro giorno mi sono ritrovata a fare due chiacchiere. Giuro non sapevo cosa dire, cercavo disperatamente nel mio archivio di banalità qualcosa da contribuire alla conversazione, ma l’unica cosa che trovavo era “Oddio non so cosa dire”.
Comunque elencavo due circostanze di non-ursità.
Però adesso non mi va, anche se ho appena capito che sono tre e non due. Ho iniziato a scrivere giorni fa, e sono rientrata in riflessione introversa. E poi c’è il bucato da fare, che sono arrivata alle mutande d’emergenza.
A presto.
Tua
Ursa

2 commenti:

  1. Cara Ursa,
    le relazioni sociali sono per me una questione annosa (che secondo me significa "che va avanti da anni" ma anche "noiosa"), ma per motivi forse un pò diversi. Quando sto con gli altri, in un modo o in un altro, nel 95% dei casi mi sento una marziana (dico marziana perchè venusia sparava le tette e in questo non mi ci riconosco minimamente). Non ho nessun problema a relazionarmi eh, però incorro nei seguenti problemi: 1) odio le formalità, penso di avere sviluppato anticorpi specifici (una volta una psicologa mi disse che in certe occasioni le formalità d e v i espletarle, perchè la società è formale, o altrimenti andrebbe a rotoli, e lì ho capito che l'astronave mi ha lasciato sul pianeta terra, come E.T., o questo o la mia sanità mentale è veramente in serio pericolo) e ricorrervi a volte capisco sia necessario ma il farlo mi disturba visceralmente; 2) come sopra, ma con i luoghi comuni (che io odio così tanto da chiamarli "bagni pubblici"), alla base di ogni guerra ci sono i bagni pubblici secondo me, i soldi e i bagni pubblici come scusa; questo mi porta, a differenza delle formalità (che o mi innervosiscono o mi fanno partire un embolo di sarcasmo al cervello), ad incazzarmi, mi animo e interagisco con gli altri con la bava alla bocca, e il sarcasmo, quello non manca. 3) Quando vedo che una persona è imbarazzata e non sa cosa dire, allora stra-parlo e mi viene naturale minchionare in libertà per farla mettere a propio agio (la persona in questione sarà indotta a pensare qualcosa del tipo "questa è tutta fuori di testa, se parlo anche io sicuramente non sfiguro, qualsiasi cretinata possa dire"); 4) ho il ritticchio/arruzzo, e il risultato è analogo a quello del punto (hai presente quando i gatti inarcano la schienae la coda e camminano tutti sghembi e poi attaccano a correre come pazzi? ecco, quello. Così, le mie interazioni con le persone si sviluppano nella seguente maniera: sono mediamente silenziosa (mi cioccano sempre come quella che ascolta in generale e, in particolare, ascolta i problemi degli altri ed empatizza) ma ho dei picchi di interazione per mettere le persone a proprio agio, perchè devo smaltire emboli al cervello, perchè mi incazzo delle fesserie degli altri, perchè ho il ritticchio. Tutto questo se interagisco però. Se mi capita di ascoltare le fesserie, come nel treno, non mi scompongo più di tanto, piuttosto attacco a fissarle, gli faccio la risonanza magnetica, come fossero casi clinici, visto che mi ritrovo a pensarli come tali. Un pò come con facebook, il meccanismo è lo stesso. Mi incuriosiscono piuttosto che innervosirmi.
    Ora basta, passo a risponderti all'altro post, chè sono le 2 e mezza e McCarthy comincia a battere il piedino per terra.

    Tua, Ivy

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  2. Cara Ivy, ti direi idem a tutto se non per un piccolo particolare. Di fronte alle situazioni che descrivi io, vecchia tartaruga, ficco la testa nel guscio in attesa del momento giusto per fare la mia uscita. Dalla porta, non dal guscio. Perchè penso da tempo ormai che discutere sia inutile, mi formo la mia opinione, saluto e se possibile, puff! Sparisco.
    Come sta McCarthy?
    Baci
    Ursa

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