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sabato 26 giugno 2010

Ursità parte II: reazioni fisiche

Cara Ivy,
Continua l’osservazione, anche se questa è tutt’altro che una novità.
Non credo di aver mai cercato di descrivere la reazione fisica se non in modo vago.
Rievocandola, succede questo. Sento tutta la mia pelle come se fosse un solo organo. Infatti lo è, ma non è che tutti i momenti stiamo lì a pensare ai nostri organi. “Ueilà, ciao fegato, tutto ok oggi? E allora questo brufolo chi me lo manda?”. E insomma sento tutta la mia pelle, dalla testa ai piedi, come pervasa da uno stridore. La pancia emette scossette elettriche che si irradiano per tutto il corpo fino alla pelle. Come se d’improvviso sentissi il collegamento di tutto il mio corpo. E’ diversa dalla sensazione di adrenalina, “fight or flight”, che (nel mio caso) la sento prima nei denti. E’ come se mi trovassi all’interno di una bolla elettrica a bassissimo voltaggio. Non c’è aggressività in questo, né tristezza, solo fisicità e la necessità di essere sola almeno per qualche minuto.
La cosa dura forse un minuto o due, tempo nel quale devo stare ferma e aspettare che passi, dato che di piacevole ha ben poco, anzi niente, anzi perché ho detto “piacevole”? Che c’è, gioco con l’italiano? Tutto questo accade in situazioni sociali, e da tempi antichissimi. Ricordo una mattina che, piccolina, mi stavo mettendo il cappottino per andare a scuola. All’improvviso mi sentii in quel modo, e rimasi bloccata con un braccio nel cappotto e uno fuori ad aspettare che passasse, senza mai parlarne con nessuno.
Il fattore scatenante potrebbe essere qualsiasi cosa. Una situazione in cui mi sento aliena, o una frase detta da qualcuno, nella maggior parte dei casi un luogo comune o una falsità. Ma potrebbe anche essere una situazione che me ne ricorda una troppo familiare, infatti quando vivevo in famiglia (e in seguito quando andavo in visita) mi succedeva continuamente.
E insomma è imprevedibile.
Ma questo non è motivo di ursità, forse è una conseguenza o un sintomo.
Se vogliamo entrare nel metafisico, sono sempre stata un po’ empatica, può anche darsi che io capti qualcosa di forte che non riesco a decifrare. A volte nei luoghi affollati mi sembra di essere inondata di sensazioni non mie, divento introversa e ho voglia di scappare.
Chissà se ci sono altri con la stessa esperienza.
Ho letto in un blog che pare il festival delle banalità che “l’uomo è un animale sociale”, e il tipo che l’ha scritto non si fidava degli eremiti. L’uomo sarà pure un animale sociale, allora o io non sono umana, o bisognerà pure permettere la diversità nella specie.
Per ora non mi viene altro, magari ripasso più tardi.
Baci.
Ursa

PS: Sei molto immersa nello studio? Ogni tanto prendi aria, però.

2 commenti:

  1. Cara Ursa,
    in effetti sprofondo nello studio, ed è praticamente da quando ti ho commentato i due post precedenti che non interagisco ulteriormente, con nessuno. Evviva gli eremiti, a proposito.
    Ho pensato alla reazione che mi hai descritto e in effetti subito mi è venuta in mente quella che io chiamo "scossa alle gambe" o, più generalmente, e forse più correttamente, "Il nervoso". É, come dici tu, una specie di scossa elettrica, che crea una sensazione di disagio incredibile, ma a me capita solo agli arti, niente che abbia a che vedere con la pancia, e purtroppo mi dura un bel pò. Allora inizio a dialogare con il mio cervello, gli dico di smetterla di mandare quei segnali, chè non c'è nessuna ragione, nessun pericolo per cui scattare, di farla finita, miseriaccia boia. Non ho mai pensato ad un risvolto metafisico, anche perchè in effetti a me è difficile che venga in contesti sociali, per cui o i fantasmi mi seguono in qualunque casa io vada e mi fanno le sevizie quando sono sola, o è solo la mia testa bacata che somatizza. Che poi indirettamente ha comunque a che fare con l'empatia, visto che alla fine somatizzo i problemi miei e quelli degli altri, mica ci facciamo mancare niente. Penso che nel tuo caso possa essere qualcosa di simile, ma sinceramente la spiegazione metafisica mi piace di più, significherebbe che la realtà non è così limitata e materiale come pare. Magari l'altra realtà è altrettanto sconsolante, non lo so, ma il fatto che solo tu e pochi altri riusciate a percepirla almeno elimina dall'equazione un sacco di baccano inutile. Fammi sapere di altre reazioni, fisiche e non. Sappi che rimani il mio contatto con la realtà, per ora. Che io sia un fantasma? Fammi sapere se quando leggi questo commento hai di nuovo quella reazione fisica, comincio a preoccuparmi della mia consistenza fisica.

    Tua, Ivy

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  2. No, niente reazioni, non mi capita con le creature affini e confermo la tua consistenza nonché esistenza.
    Però non è che l'altra realtà è sconsolante, è che bisogna imparare a decifrare i segnali. Se "formicolio alle gambe", ad esempio, significasse "allontanati", sarebbe il caso di acchiappare al volo il pensiero subito precedente per capire a cosa si riferisce il messaggio. Molti teorici dell'intuizione insistono sulla fisicità dei messaggi sottili che ci auto-comunichiamo. Stessa cosa coi messaggi piacevoli o positivi, solo che con quelli non ci poniamo domande perché sono, appunto, piacevoli. Ma magari anche un sorriso improvviso e inspiegabile potrebbe essere un messaggio, "sì, fai proprio quella cosa". Non so se mi spiego.
    Ora scappo perché, come avevi previsto, la voglia di fare la spesa non è mai arrivata. Nel frattempo, però, se ne è manifestata l'incombenza.
    Baci e buono studio.
    Tua,
    Ursa

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